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L'AMORE SECONDO I POETI LATINI E MEDIEVALI


Chi sono gli innamorati? Che tipi di amore conosciamo? Quali amori esistono?

Nella letteratura latina troviamo tante risposte a queste domande ed è nostro volere presentarvene alcune.


Tra i primi poeti che trattano dell’amore, incontriamo il moderno Catullo, innamorato della matura Lesbia: egli si avvicina molto a noi ragazzi per la sua idea di amore, che consiste in una coesione tra gioia e dolore. Nella sua poetica incontriamo la figura dell’uomo che smette di voler bene alla donna amata, ma, al tempo stesso, desidera di possederla. Cresce quindi la ricerca di quell’amore carnale, perché - diciamocela tutta - probabilmente Lesbia era di poche parole, ma... di bocca buona. Catullo, con la sua amata, va ad incarnare un rapporto sentimentale che oggi definiremmo "toxic", quel rapporto "tira e molla" non basato più su alcun sentimento concreto, ma solo sul trasporto sessuale.


Un’altra figura che incontriamo è quella del tipico soggetto "sottone", il quale non fa altro che stare male per amore: è quell’amico un po' timido del gruppo, che insegue solamente amori oggettivamente impossibili. La figura del "sottone" viene rappresentata dai poeti elegiaci Tibullo e Properzio, i quali, nei loro componimenti letterari, scrivono di una donna vista come domina, padrona e di un servitium amoris… ma che praticavano il bondage e non lo sapevamo? Nulla da criticare, eh: civiltà che vai, usanza che trovi!

Per capire la modernità di questi poeti basta pensare al motivo ricorrente del paraclausithyron, ovvero il pianto fuori dalla porta chiusa della propria amata. Quante serate abbiamo passato in preda a onanismi mentali, piangendo amaramente per le nostre "crush"? Quante notti abbiamo discusso di loro con i nostri amici fino a notte fonda? Secondo noi, tante… Però, alla fine, noi i "sottoni" li ammiriamo, non si può vivere senza: abbiamo tutti quella persona che ci sta sotto e che non calcoliamo affatto e senza la quale ci sentiremmo persi. Quindi no, cari "sottoni", le vostre lacrime non vanno sprecate… ci servono per l’autostima. E in fondo anche voi, come i poeti elegiaci che si crogiolavano nei pianti delle proprie poesie, vi crogiolate nei nostri "pali".


Ora però è ora di parlarvi del meglio del meglio, dell’archetipo del donnaiolo, il playboy spaccalegna per eccellenza: Ovidio, o per meglio dire Publio Ovidio Nasone. E, come dice il detto, "Chi di naso abbonda"… il resto lo sapete! Il caro Ovidio, signori e signore, ci ha scritto un manuale, sia per i giovincelli sia per le dolci fanciulle, che spiega come conquistare la persona amata e, soprattutto, su come mantenersela, perché, parlando francamente, il difficile è mantenere le relazioni, non iniziarle. Ovidio era un uomo aperto di mente: la monogamia e i "pali" lui li aveva già abbondantemente superati; si concentrava su tutte le donne di Roma - sempre con le dovute precauzioni eh! - e quindi sulle amiche, sulle sorelle, sulle matrone e sulle serve di queste… . Magari credeva di essere in trincea, come dimostra la ripresa di un tema centrale degli elegiaci, cioè l’amore visto come militia amoris. Roma, luogo delle sue vicende, era un vero e proprio territorio di caccia, nella quale agiva come un predatore assetato. Oltre al suo fascino da seduttore e alle sue armi, in questo lusus sofisticato, egli ci trasmette anche i remendia amoris, le cure per i cuori dei "sottoni", in sostanza.


Con lui, fortunatamente, si chiude l’anello della poesia amorosa latina antica e si apre quella del mondo medievale, che nei secoli futuri si esprimerà attraverso le nuove scuole poetiche, con lo Stilnovo e con lo stesso Dante.


Mentre ci incamminiamo sul viale dei sentimenti, come possiamo non citare una delle più grandi storie d’amore platonico che ispirò e ispira tutt’ora tanti poeti: quello di Dante per Beatrice. Non pensate anche voi che sia surreale il fatto che il poeta fiorentino abbia fatto risalire l’inizio del suo sentimento nei confronti di Beatrice ad un saluto avvenuto alla tenera età di 9 anni? Dal momento in cui un solo incontro non aveva appagato il nostro Dante, egli ne inserisce uno ulteriore e, non a caso, 9 anni dopo… Forse è un simbolo, forse è l’indole da "stalker". Nonostante il desiderio letterario di avere un flirt con Beatrice, i due sarebbero rimasti impossibilitati a proseguire a prescindere, per via della grande differenza di ceto che li separava e per l’usanza comune, risalente all’età medievale, di contrarre patti matrimoniali, quando i diretti interessati erano ancora dei bambini, al fine di sanare contrasti politici e stringere alleanze. A questo proposito, parleremmo di un cosiddetto caso di "corna-non corna", perché Alighieri era felicemente sposato con Gemma Donati, che, "porella", chissà se ha mai conosciuto il significato di amore, dal momento che suo marito elogiava e lodava un’altra con cui aveva condiviso a malapena uno scambio di mano. Quante volte abbiamo sentito parlare di "cornuta e mazziata"? Non ci sconvolge la cosa, mettiamola così.


Ebbene sì, ragazzi, il passato rispecchia il presente più di quanto possiamo immaginare, a volte. Vi auguriamo di trovare un amore che vi consumi, che vi dia passione, avventura e anche un po' di pericolo… Let's add a little bit of spice in our lives and please promise us not to waste your time on human cases which are not worth it.

Marco Nocera

Valeria Piano


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